Possono essere gli smart siti luoghi d’identità dell’uomo? Ormai i variegati approcci di sostenibilità, a volte contradditori, risultano insoddisfacenti nel governare la realtà costruita la quale evidenzia le profonde ferite lasciate dai comportamenti non virtuosi delle passate generazioni. 

 

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Emergenze

La terra bussò!

La terra bussò!

di Antonella Silipigni

La sfida della sicurezza negli edifici pubblici non è semplice e la ricerca sistematica del fenomeno nell'ambito della prevenzione è una cosa relativamente recente. Ma l'argomento è ora divenuto di importanza mondiale. L'ONU ha una strategia internazionale per minimizzare e ridurre gli effetti delle catastrofi. Gli uffici Unesco a Bangkok e Giakarta hanno realizzato un gioco educativo denominato "Master in caso di catastrofe" come valido strumento per l'educazione dei comportamenti "salvavita" in caso di terremoto. Ci sono diverse sfide da affrontare nell'ambito della prevenzione: una delle principali è educare i bambini sui terremoti e altre calamità naturali. Se i ragazzi sanno cosa fare durante un terremoto, allora la loro vita forse sarà salva.

Un’ importante sfida e che se i genitori diventano consapevoli del fatto che i loro figli sono a rischio, forse inizieranno a richiedere maggior controlli sulle strutture scolastiche e l'inserimento dei programmi di prevenzione. L'altro grande obiettivo è quello di assicurarsi che la costruzione di edifici scolastici possa sopravvivere a un grave shock. "È ancora un Mish-mash", dice Bhakuni Chandra (giovane ingegnere strutturale che lavora in Gran Bretagna). "É importante riconoscere che, in un terremoto, non tutti gli edifici sono a rischio di crollo,e pertanto, verificata l'agibilità si può rientrare senza paura”. Gli edifici costruiti secondo le regole antisimiche sono i medesimi che non crollano. Questo calcolatore di rischio dell'ing. Bhakuni ha stimato che in ogni terremoto, ovunque nel mondo, il cinque per cento degli edifici che crolla in macerie causa oltre il 75% - 95% circa dei decessi. Questo dato suggerisce che potrebbe essere utile iniziare individuando il 5% degli edifici più pericolosi, o il 20% di quelli più vulnerabili. "Personalmente credo – aggiunge Bhakuni - che il primo passo dovrebbe essere quello di rendere sicuri gli edifici in modo che le misure di prevenzione, quali l'educazione in caso di catastrofe e le esercitazioni possano essere pienamente utilizzate come programma standard in tutti gli edifici pubblici. Tuttavia, ancora una volta, senza una reale verifica strutturale non sappiamo quali strutture saranno soggette a crolli o meno".

I terremoti sono solo una parte della storia naturale del pianeta. Ci sono pericoli naturali in tutto il mondo: dalle tempeste tropicali, inondazioni, incendi, eruzioni vulcaniche, valanghe, e così via. Ci sono più che mai le potenziali vittime: un aumento della popolazione globale di oltre 80 milioni di persone l'anno amplifica le possibilità che il prossimo grande disastro sarà ancora peggio di quello precedente. Sempre più persone si sono trasferite in città, e molte di queste sono a rischio perché hanno affollato baraccopoli, o edificato, a volte abusivamente, su pendii instabili o in zone di alluvione. La rapida crescita di città come Tokyo, Mumbai, Shanghai, Giacarta e Dhaka ed altre nel mondo comporta una simultaneo aumento alla vulnerabilità dei loro edifici anche sulla base del sensibile aumento di quegli eventi naturali quali terremoti, cicloni e tsunami. Quindi, i pericoli sono in crescita, e si potrebbe moltiplicarli ancora di più perché sembra abbastanza chiaro che la frequenza di alcuni rischi naturali legati al clima è in aumento a causa del riscaldamento globale. Siamo tutti preoccupati su come trovare il modo di salvare vite umane, tutelare il reddito e sconfiggere la povertà. Si potrebbe pensare che sia proprio il momento giusto per promuovere un cambiamento attraverso una vera educazione alle catastrofi iniziando da subito nelle scuole.

Ma ciò, ovviamente, significa anche fare in modo che le scuole siano veramente i luoghi più sicuri per i bambini, ancora prima di iniziare le lezioni di prevenzione. Non si tratta semplicemente di un problema per le regioni più povere del pianeta: gli studenti che sono a rischio di terremoti si trovano in Europa quanto in Nuova Zelanda, California e Giappone, così come scuole a rischio di incendio si trovano in Grecia, in Portogallo, quanto in Nigeria. Nelle zone a rischio sismico popolate è necessario adottare misure volte a proteggere contro gli effetti dei terremoti in modo da ridurre i decessi e le perdite umane. Educazione ed esercitazioni in caso di terremoto o altro devono essere obbligatorie nelle aree a rischio dove sono presenti insediamenti, in modo che la gente abbia familiarità con le procedure di emergenza durante un vero disastro naturale. Al fine di attenuare il danno e la perdita di vite umane da future calamità, ci si augura che in ogni nazione siano instituiti dei programmi di aiuto nazionali, provinciali e locali per sviluppare meglio i sistemi di allerta in situazioni di pericolo. Creare una rete di soccorsi transfrontalieri e costruire un sistema di allarme internazionale è una priorità che ogni nazione dovrebbe affrontare con responsabilità e cooperazione, affinché l'equazione di “prevenzione locale e nazionale” e “soccorso locale ed internazionale” possa nell'eventualità di grandi catastrofi ridurre il numero delle vittime.