Possono essere gli smart siti luoghi d’identità dell’uomo? Ormai i variegati approcci di sostenibilità, a volte contradditori, risultano insoddisfacenti nel governare la realtà costruita la quale evidenzia le profonde ferite lasciate dai comportamenti non virtuosi delle passate generazioni. 

 

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L’MIT ha allo studio una tecnologia capace di migliorare di 100 volte l’efficienza dei comuni
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Editoriale

Voci dall'Abruzzo, un anno dopo

Voci dall'Abruzzo, un anno dopo

 di Matteo Dell'Antico

Dall’ultimo tragico terremoto in Abruzzo è passato poco più di un anno. Dodici mesi e un po’ da quando la terra, in una regione che ben conosce questo fenomeno naturale, ha deciso di “muovere”, lasciandosi alle spalle decine di storie, persone, vittime. Difficile raccontare una tragedia di questo tipo ma, forse, non per chi l’ha vissuta in prima persona. Sul terremoto dell’Aquila sono usciti decine di editoriali, scritti centinaia di articoli e realizzati altrettanti servizi televisivi. Stampati molti libri. Alcuni di questi, forse i più interessanti, sono opera di giovani abruzzesi, scrittori in erba che hanno saputo cogliere l’attimo, individuare il sottile legame con la terra che trema sotto i piedi, probabilmente meglio di altri. Fra le varie chiavi di lettura possibili, al suo primo tentativo Enrico Macioci ha scelto quella, singolare, della narrativa. Non banale, e anzi probabilmente pericolosa, perché la narrativa si allontana spesso dalla realtà, pone alla tragedia il filtro della fantasia e attraverso storia e protagonisti cerca di trovare un ordine (o di fissarlo) in fatti che di logica spesso non ne hanno. Tanto che quando la memoria non ha ancora ben fissato gli eventi, la narrativa non lascia particolare spazio. Macioci invece ci tenta: “Terremoto” è una raccolta di storie ambientate dopo la scossa, pezzi di quotidianità che insieme compongono un puzzle della città in ginocchio e della sua popolazione. Una scarica adrenalinica di scosse che fanno oscillare la terra. “Terremoto zeronove. Diari da un sisma” è invece composto da tre differenti diari che intersecano tra di loro cronaca e riflessione, tentando di evitare i luoghi comuni, scritti da ragazzi aquilani che hanno vissuto sulla propria pelle la notte del terremoto e i suoi terribili risultati. Sono Emiliano Dante, professore dell’Università dell’Aquila e regista del documentario “Into the blue” (girato nella tendopoli di Collemaggio); Valentina Nanni, psicologa e Massimiliano Laurenzi, sceneggiatore e scrittore. L’autrice de “Il terremoto di Sara. L’Aquila, 6 aprile, ore 3.32”, è invece Sara Ciambotti,. L’autrice viene invece direttamente dal mondo dei blog. Così è nato infatti questo diario, come un blog, sul quale Sara scriveva quotidianamente quello che ruotava intorno a sé a L’Aquila, la sua città, durante quel 6 aprile del 2009 e nei giorni successivi. Lo stile è naturale, semplice, ricco di emozioni e senza filtri. Un modo come un altro per raccontare un fenomeno naturale. Un approccio sicuramente più personale che scientifico ma comunque degno di nota. Apprezzabile al di fuori di tutto. Con la speranza, puramente cabalisti sica, che la terra non tremi più, almeno in Abruzzo, speriamo per un bel po’.