Possono essere gli smart siti luoghi d’identità dell’uomo? Ormai i variegati approcci di sostenibilità, a volte contradditori, risultano insoddisfacenti nel governare la realtà costruita la quale evidenzia le profonde ferite lasciate dai comportamenti non virtuosi delle passate generazioni. 

 

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L’MIT ha allo studio una tecnologia capace di migliorare di 100 volte l’efficienza dei comuni
pannelli.
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Lo stato dell'arte

Terra cruda

Terra cruda

 

di Giada Mete
 
Quando si parla di Terra cruda o di quelle tecniche ad essa assimilabili, si fanno lunghi salti nel passato, o salti trasversali che ci conducono ad altre civiltà e culture. Eppure esiste un punto di riferimento, un compromesso che si chiama: Frank Lloyd Wright. Credo sia significativo che uno dei maggiori esponenti dell’architettura organica (che aveva alla base il recupero del rapporto equilibrato tra uomo e ambiente naturale) si sia confrontato con questo materiale. Pur essendo scomparso prima della realizzazione dell’opera (The Pottery House), e lasciando molte domande in merito, ha dedicato ad essa disegni e appunti che ne dimostrano ampiamente l’interesse per questo materiale. Questa premessa non può fare altro che condurci a sviluppare le ragioni di questo materiale.
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La Terra cruda è un materiale antico, del quale si riescono a trovare varie testimonianze, anche in Italia e attraverso il quale si riescono a estrapolare le informazioni di base. Ma la verità è che spesso se ne trascura la parte poetica, l’amore che questo materiale ha verso i luoghi che ne fanno uso, la forza e l’entusiasmo che scaturisce nel lavorarlo. Il ricordo di questo materiale, per molti, è prettamente legato al contatto, una delle più belle esperienze professionali e umane mai vissute. La Terra cruda, è un materiale che dal 6000 a.C. a oggi si presta a diverse applicazione, soprattutto in funzione del fatto che ogni luogo ha una sua diversa composizione di terra anche se sostanzialmente possiamo individuare due tipi di applicazione, che potremmo definire diretta e indiretta:
L’applicazione diretta (pisè), consiste nella realizzazione diretta della struttura portante attraverso la compattazione (battitura) del materiale all’interno di casseforme in legno che vengono smontate e spostate, in base ai tempi di essiccazione, per ottenere un risultato compatto e uniforme. Lo spessore dei muri si assottiglia salendo verso l’alto. E’ una tecnica che appartiene soprattutto alle zone geografiche soggette a forte irraggiamento solare, dove la terra, immediatamente reperibile, assolve a due fattori fondamentali: economicità e inerzia termica.
L’applicazione indiretta (adobe), attraverso la compattazione del materiale all’interno di stampi in legno, successivamente essiccati al sole, che le conferiscono la classica forma di un parallelepipedo simile al mattone. Storicamente ogni area aveva dimensioni specifiche di quella zona. La posa avviene tramite un legante composto dalla stessa terra e acqua. Unica limitazione lo sviluppo verticale. Questa è la tecnica usata maggiormente in Italia.
Esiste una terza tecnica, che vede l’uso dell’Adobe come sola parte di tamponatura, ma è un uso più recente, insieme a strutture portanti in legno o cemento. Una delle più interessanti potenzialità di questo materiale (insieme ad altri materiali come ad esempio il legno), è la possibilità di utilizzarlo attraverso il sistema dell’Autocostruzione, molto in voga all’estero e ancora poco sfruttata dalla nostre parti. È un servizio generalmente pubblico dove, per poter risparmiare nella realizzazione di una casa, si formano dei gruppi sociali e familiari che lavorano concretamente alla realizzazione degl’immobili sotto la guida di un tecnico responsabile dei lavori. Esistono due suggestivi aspetti di questo sistema: lo sviluppo dello spirito di cooperazione e la soddisfazione dell’essere artefice della propria casa.
Quando si parla di ecologia, di sostenibilità, ecc. spesso si dimenticano dei fattori: la notevole riduzione dei trasporti, la riduzione dei rischi per chi lavora (evitando l’esposizione a materiali e/o prodotti nocivi e/o inquinanti), lo sfruttamento localizzato delle risorse, lo sfruttamento attento dei suoli, sono fattori che hanno spesso un ruolo di secondo piano rispetto alle nuove tecnologie. Come abbiamo visto esiste anche una forma di ecologia poetica, che nel suo piccolo rispetta il luogo, la sua storia, i suoli e gli uomini… tutto il resto è un’aggiunta.
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L'energia della terra

L'energia della terra

di Federico Morchio
 
Non è ancora molto nota la possibilità di usare il suolo come fonte energetica geotermica per generare il caldo e il fresco negli edifici senza bisogno di combustione (cioè senza emissione di CO2) e con l’impiego di ridotte quantità di energia elettrica.
La geotermica è un’energia endogena del pianeta dovuta principalmente al decadimento degli isotopi radioattivi presenti nel “mantello”, ovvero nella parte esterna crosta terrestre. E’ quindi una forma energetica che deriva direttamente dalla radioattività naturale terrestre. La sua peculiarità è costituita dal fatto che ad una profondità relativamente bassa (qualche decina di metri) la temperatura delle rocce si mantiene pressoché costante per tutta la durata dell’anno (12÷14 gradi). Ciò significa che in estate ha valori inferiori ed in inverno superiori a quelli dell’aria esterna.
L’energia geotermica si utilizza con un generatore (pompa di calore) in un sistema di scambio che si basa sul comportamento “fisico” di un fluido (frigorigeno) inserito nel circuito, sigillato, della pompa di calore. Tale fluido (nel ciclo invernale) scambia calore (attraverso uno scambiatore o un evaporatore) con il liquido termoconvettore che, circolando entro tubazioni inserite nel terreno (il circuito geotermico), si porta ad una temperatura pressoché costante e nota. Il frigorigeno, sempre all’interno pompa di calore, viene poi fatto passare in un compressore ove cambia il suo stato fisico da liquido a vapore e aumenta di temperatura. Il Vapore viene trasferito nel condensatore ove, ritornando allo stato liquido, perde calore cedendolo all’impianto di riscaldamento, meglio se ad acqua e del tipo a bassa temperatura, attraverso un sistema di scambio. A questo punto il fluido refrigerante attraversa una valvola di espansione dove si raffredda e torna alla pressione iniziale; da qui è immesso nell’evaporatore, dove riassorbe il calore dal circuito geotermico e ricomincia il ciclo. Il ciclo estivo funziona al contrario estraendo calore dall’interno per dissiparlo nel terreno.
Sul piano dell’efficienza energetica la pompa di calore con sonda geotermica supera, in prestazioni, ogni altro tipo di generatore consueto potendo raggiungere un’efficienza superiore al 400% (una caldaia ad alto rendimento raggiunge il 110%). Ciò significa che per ogni KW di energia necessario a farla funzionare, la pompa fornisce oltre 4 KW di energia in termini di calore.
Si stima che per il ciclo di funzionamento completo (invernale ed estivo) una pompa di calore con sonda geotermica utilizzi il 75% dell’energia prelevandolo dal terreno (geotermia) mentre il restante 25% viene fornito dalla rete elettrica per l’alimentazione della pompa.
Un aspetto da osservare attentamente è il confronto tra il costo di realizzazione di un impianto a energia geotermica e quello di altre tipologie più comuni. E’ bene premettere che il paragone economico va fatto riferendosi a tipologie che prevedano il riscaldamento ed il raffrescamento poiché il sistema a pompa di calore geotermica è in grado, con un’unica macchina (la pompa), di fornire entrambi.
I benefici economici di un impianto di tal genere, sicuramente più costoso degli altri in fase iniziale, iniziano, attualmente, dopo un periodo di ammortamento (differenza tra il risparmio energetico annuo e maggiore quota di spesa iniziale) che si può indicativamente attestare tra i 4 e gli 8 anni, trascorsi i quali la spesa per i riscaldamento/raffrescamento diventerà una tra le voci di bilancio che meno incideranno nell’economia di un edificio. I motivi che comportano il maggior costo iniziale sono dovuti alla realizzazione del circuito geotermico (scavo e trivellazione); pertanto non è difficile comprendere che se cresce la quantità di volume da trattare (e quindi la superficie su cui “spalmare” la spesa del circuito) si abbassa il divario iniziale di costo unitario e si riducono i tempi di ammortamento. Va poi considerato che l’uso della geotermia prevede una serie di altri vantaggi “occulti” quali: le minori spese per la manutenzione ordinaria, l’inesistente necessità di adeguamenti normativi per i locali in cui la pompa è installata (basta pensare invece a cosa si deve fare per caldaie a gasolio o gas), l'assenza di spese di montaggio e manutenzione per le canne fumarie, la vita operativa di una pompa che è pari a circa il doppio di quella di una caldaia.
La crescita della domanda e della diffusione di questo tipo di impianti, cui vogliamo contribuire con la nostra attività di divulgazione, causerà inevitabilmente l’abbassamento dei costi iniziali di realizzazione, rendendoli quindi anche nella fase di impianto più accessibili a tutte le utenze. I benefici saranno evidenti da subito sia sul piano economico, la diminuzione della domanda comporterà una riduzione del prezzo dell’energia da fonte non rinnovabile, sia sul piano ambientale con la riduzione del carico di CO2 immesso in atmosfera.
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